Ancora una svoltata, pochi passi... ed eccolo dinanzi alla porta del suo studio di faccia alla chiesa di San Simone!... Angeli e ministri di grazia!... Entro il buco della serratura stava accartocciato ed infisso il biglietto da visita di Bartolini, che era venuto all'ora precisa ed era scappato via senza aspettare neanco un minuto!...
Sull'orme del venerato maestro corse in fretta il povero Duprè, scorato e confuso, ma non prima lo raggiunse che fosse pervenuto al suo studio, mentre appena aveva deposto il cappello, e n'ebbe promessa di una nuova visita l'indomani ed all'ora medesima.
Quelle ventiquattro ore, ventiquattro secoli di angosciosa incertezza, passarono lente, penose, interminabili... pure passarono, e questa volta, quando Bartolini arrivò, Duprè lo accolse sul limitare dello studio e dinanzi a lui levò il velo che copriva il suo Abele.
Agli intenti suoi occhi che spiavano la faccia annuvolata del giudice, non sfuggì il lampo di sorpresa che balenò in quello sguardo scrutatore. Nel silenzio di quella stanzuccia il respiro affannoso del giovine scultore rivelava la battaglia tremenda che si combatteva nella sua anima.
Poi Bartolini parlò... e le sue parole furono balsamo a tutte le ferite, ristoro a tutte le angoscie, premio a tutte le fatiche. Da quel momento, il giovinetto era un uomo, l'artefice era un artista. L'innamorato cuore materno aveva squarciato il buio dell'avvenire. Il vecchio maestro brontolone aveva scambiato per un asino l'aquila appena nata... ma l'aquila aveva trovato il suo sole, e ormai lo fissava con sicura pupilla e spiccava il volo ardimentoso per gl'infiniti spazi del cielo dell'arte.
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