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      All'annunzio della vittoria del figlio, parve rianimarsi e sollevarsi alcun poco, ma negli otto giorni che tennero dietro alla dichiarazione del premio s'aggravò talmente che ormai fu necessario disporsi alla dolorosa separazione, e giovane ancora, sicura del lieto avvenire serbato al suo adorato Giovannino, tutta commossa nel cuore e raggiante in volto di gioia, si spense dolcemente e s'addormentò nel placido sonno della morte il giorno medesimo in cui Giovanni Duprè, nella solenne distribuzione dei premi all'Accademia delle Belle Arti era chiamato a ricevere la ricompensa de' suoi studi felici. E fissando in volto il figliuolo, gli occhi morenti volgendo al cielo, sussurrò dolcemente: Muoio contenta!...
      Ohimè!... quella morte fu dappresso seguita da un'altra, non certo più amara ma più crudele.
      La dolce fanciullina del Duprè, il primo pegno de' suo casti amori scese nel sepolcro appena adolescente!... La Giuseppina volò in cielo a sette anni, e a' piè del modesto quadretto ove mano amica tracciò la memoria del suo volto gentile, la penna di G. B. Niccolini segnò pochi versi degni del gran poeta civile che al dolore paterno poteva solo porgere degna consolazione.
      Ecco i versi che nessuno ch'io sappia, ha mai riportato finora:
      «Pochi a te della vitaFurono i mali, o pargoletta, e mori
      Come rosa ch'è colta a' primi albori.
      Ognor memoria e piantoAl genitor sarai, benchè per sempre
      Dal sogno della vita in ciel già desta:
      Tu stai nel porto... e noi siamo in tempesta!...»
      Questo doppio lutto aveva contristato l'anima affettuosa del Duprè, e vinto per un momento le forze del suo ingegno.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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