Dopo il Caino, non era più tempo di medaglie e di premi!... Il Duprè fu nominato professore all'Accademia di Belle Arti.
Era finita ormai l'angoscia de' tentativi e del tirocinio penoso. L'artista aveva abbandonato i sentieri spinosi ed alpestri che menano i pochi valenti al sommo della gloria, e uscito dalla selva selvaggia ed aspra e forte, correva all'aperto per larga via alla ricchezza e alla gloria.
E come gli bastassero le forze al nuovo cammino lo diranno i posteri che soli potranno rendere al Duprè la giusta lode che gli è dovuta.
Noi pieghiamo riverenti la testa innanzi a quel genio creatore, che animato dalla fede inspiratrice, popolò di tanti capolavori il tempio augusto dell'arte italiana.
Capo di quella schiera di valenti che tengono alta la bandiera d'Italia nel campo della scultura, il Duprè non aspetta da noi uno sterile omaggio di lode troppo inferiore al suo merito... e del resto la lode per l'artista ormai chiaro e famoso non è cosa da questo libro.
Ben è cosa da questo libro accennare al Duprè come a colui che solo fu perchè fortemente volle, perchè strenuamente combattè, perchè molto soffrì, e il lungo dolore, e la mala consigliatrice miseria domò col lavoro costante, indefesso, continuo, perchè alla sventura, all'invidia, alla calunnia oppose non già declamatorie e lamentose parole, ma opere ardite, oneste, coscienziose e severe, perchè coll'idra del bisogno lottò corpo a corpo, e l'arte amò sopra ogni cosa e più sopra sè stesso, fecondo esempio ai contemporanei e ai futuri di fede inconcussa, di saldo volere, d'incorrotta virtù, eloquente smentita alla stolta e invereconda razza degli artisti bugiardi ed inetti che credono inseparabili dal genio le sregolatezze delle vili passioni, gli ozi loquaci, i queruli lamenti, gli errori vergognosi del vizio, e le vigliacche transazioni coll'onore e col dovere.
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