Qui cominciò il Giusti a tenere in mano lo scalpello e lavorare qualche poco: ma erano tanto rozzi e grossolani i lavori di quel vecchio, ch'egli non n'ebbe altro guadagno tranne quello dell'esercizio della mano. Fu tuttavia contento della sua nuova posizione, perchè potè riprendere lo studio dell'ornato nell'Istituto di Belle Arti, intrapreso prima di allogarsi con Angelo Barbetti, e lo potè seguitare per qualche tempo.
All'Istituto strinse amicizia con un Giovacchino Cardini, anch'esso intagliatore, giovinetto che mostrava ed aveva assai talento; e perciò il Giusti gli voleva molto bene.
Nel 1839 il padre del Cardini dovette andare impiegato nell'ospedale di Volterra, e naturalmente pensò a condurre seco il figliuolo; questi fece molta istanza al Giusti perchè gli tenesse compagnia; e il Giusti ottenutone il consenso dalla madre, che molto a malincuore per la prima volta si separava dal suo unico figlio, andò coll'amico.
A Volterra il Cardini fece un disegno d'una piccola cornicetta, e i due giovani amici insieme la lavorarono e la intagliarono.
Il Giusti rimase in Volterra dal novembre 1839 fino alla primavera del seguente anno 1840. Poi ritornò in Siena presso il vecchio Barbetti, la cui bottega abbandonò poco dopo per tornare nuovamente dal primo maestro Angelo Barbetti pel quale malgrado le busse ricevute, aveva sempre conservato affetto. Questi gli promise di farlo lavorare, conosciutone meglio il suo valore, e gli assegnò una paga di settanta centesimi al giorno, che parve al giovinetto un tesoro.
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