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      Gli occhi, per altro, non vi acquistarono. Questa mia buona sorte volle favorirmi ancora, somministrandomi contemporaneamente nuovi mezzi da estendere le mie cognizioni, mettendomi alla mano una traduzione del Telemaco corredata di note mitologiche, che mi divorai, più le Avventure di Gil-Blas, e la Biblioteca dei Fanciulli.
      «Premessa questa necessaria notizia sopra il bizzarro corso di studi da me fatti, riprendo la mia narrazione. Entrato in possesso del nuovo impiego all'età di 16 in 17 anni, poco ci volle ad affratellarmi con quei giovani; e la conformità dell'età vi contribuì in gran parte, e con alcuni feci speciale amicizia, che mi conservaron sino alla morte. Così mi trovai collocato conforme al mio genio, e non mancommi più che di soddisfare la passione in me predominante. L'Ariosto e il Tasso furon fra i primi libri che mi godei, e quindi lessi d'ogni cosa un poco. In quel tempo correva la moda di far versi, e un giovane che si fosse dedicato agli studi, se non aveva attitudine e facilità nel verseggiare, non era molto stimato dai meno oculati, che sogliono essere i più. Io, nuovo scimiotto, faceva versi cogli altri: in una parola mi credeva di essere divenuto poeta. Sperimentai in quell'occasione che abbandonandosi sregolatamente a qualunque passione, sia pure innocente, si cade in eccessi riprovevoli: così accadde a me; perdeva miseramente il mio tempo nel fare cattivi versi e in letture inconcludenti. Benchè ignaro del latino, leggeva le Istituzioni dell'Heineccio, quelle dell'Hubert e dell'Iovenin. senza intendere, o certamente intendendo assai poco, o spesso a rovescio, tanto il teologo, quanto il medico, che il legista: bastava leggere.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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