Nè si deve dimenticare che molti fra gli uomini più influenti del commercio livornese non sono già nati a Livorno, ma serbano tuttavia la qualità di sudditi esteri, e da' diversi paesi d'Europa vennero a Livorno per arricchirsi coll'esercizio della mercatura, con animo di partirsene più tardi e tornare alla patria d'onde mossero poveri e sconosciuti.
Molti altri che stranieri furono, ma scelsero quindi come patria di adozione l'Italia, scesero ormai nel sepolcro, e fra questi sentiamo il dovere di citare il compianto conte Francesco de Larderel, il cui recente blasone fa fede della nuova e importantissima industria da lui creata in Toscana, e le cui ricchezze furono il premio delle sue lunghe fatiche, della sua ferma volontà, e del suo ingegno piuttosto unico che raro.
Altri ancora Livornesi nacquero e morirono, e fra questi è prezzo dell'opera ricordare Gustavo Corridi che alle industrie paesane dette così vigoroso impulso e sviluppo sì largo: ma la morte che lo rapì al suo paese, lo involò pure al nostro libro.
Alcuni sono viventi tuttora, e i nomi del cav. Giuseppe Michelì, da oscuro maestro d'ascia salito a' più alti gradi della amministrazione marittima dello Stato come valentissimo costruttore e architetto navale, e del cav. Giuseppe Coccoluto-Ferrigni, che da povero operaio, figlio di operaio poverissimo, giunse a possedere e dirigere uno de' più grandi e meglio conosciuti opifici industriali del paese, avrebbero potuto figurare nella nostra raccolta, se la loro ritrosìa, invano e lungamente tentata, non avesse voluto rifiutarsi a fornirci le necessarie notizie biografiche.
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