E coll'umile battesimo del farmacista, col diploma comprato a sì caro prezzo in saccoccia, dimesso nelle vesti, e leggero di borsa, prese la via della Maremma, e si ritrasse in campagna su quelle spiaggie deserte e inospitali dove per qualche mese nascosto in una meschina spezieria visse come potè, lontano dal mondo e dagli uomini.
Più tardi venne a Livorno, e impiegato meschinamente in una farmacia, dove guadagnava appena sedici lire e ottanta centesimi al mese, rallegrò gli ozi forzati e le meste ore di sconforto col riprendere pieno d'entusiasmo e di trasporto i cari studi delle lettere abbandonati e negletti già da troppo lungo tempo. Si applicò alle severe discipline del disegno architettonico e delle matematiche, arricchì il corredo delle sue cognizioni, mettendosi bene addentro nella conoscenza delle lingue latina, francese ed inglese, e attutì colla forza del lavoro incessante, indefesso, continuo, le paurose voci del dubbio sconfortante e della disperazione che gli susurravano all'orecchio, nelle quotidiane battaglie della vita, il terribile consiglio di farla finita per sempre.
I fieri tumulti di quell'anima generosa si calmarono sotto l'azione benefica del lavoro, e di lì a poco, dopo una vittoria contrastata contro non so quanti postulanti, fu chiamato in via di esperimento e di prova, a reggere il posto d'intendente di farmacia negli ospedali livornesi. Inutile dire che la prova riuscì a meraviglia.
Messo al sicuro dal bisogno, salvato dalle lugubri tentazioni dello scoramento, l'Orosi sentì svegliarsi dentro di sè il germe di quella irresistibile vocazione che lo chiamava all'insegnamento.
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Maremma Livorno Orosi
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