Quando il regime granducale crollò sotto il peso del disprezzo e della riprovazione delle genti toscane, il governo provvisorio fu sollecito a render giustizia all'Orosi e con un decreto molto onorifico lo ricollocò al suo posto, finchè più tardi, riordinata e ripristinata l'antica e gloriosa università pisana, conferì in quella una cattedra all'egregio professore.
Chiamato all'insegnamento in novembre, egli cominciò subito i suoi corsi in gennaio: sfornito di laboratorio e di gabinetto dette opera alle necessarie dimostrazioni portandosi ogni giorno e lezione per lezione da Livorno i materiali indispensabili, e poco dopo con cure amorose, con sollecitudine instancabile, con sacrifici gravissimi aprì agli studiosi un laboratorio e un gabinetto così bene ordinati, così completamente arredati, retti con tanta intelligenza e con tanto sapere, che sono senza dubbio fra i migliori e più utili d'Italia.
Oggi l'Orosi ha una posizione indipendente, agiata, onorevole ed onorata, cui giunse senza aiuti, senza protezione, senza appoggi di sorta alcuna, senza ausilio di cose nè di persone, anzi contro tutto e contro tutti, per sola forza di volontà, di studio, di lavoro, combattendo sempre contro la fortuna avversa e nemica, atterrando tutti gli ostacoli, sormontando tutti gli inciampi, procedendo innanzi senza debolezze, senza esitazioni, senza vane paure nè colpevoli transazioni, colla fronte alta, colla coscienza pura, colla altera dignità dell'uomo onesto, verso la meta che si era prefisso e che esser dovrebbe la meta di ogni uomo d'onore: essere utile a sè ed ai suoi simili.
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