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      Il nome di don Giuseppe Alessandrini merita di essere ricordato con gratitudine dagli Italiani, perchè al buon sacerdote si deve se il giovane Antonio potè dar opera a quegli studi pei quali fece poi tant'onore a sè stesso, e tant'onore e tanto bene alla patria. L'ottimo zio secondò (con non poco sacrifizio perchè povero) la bella inclinazione del nipote agli studi, e lo tenne prima in Modena, poi in Bologna, dove in breve questi conseguì la laurea in medicina ed in chirurgia.
      In quei primi anni contrasse l'Alessandrini salda amicizia con giovani che dovevano poi essere uomini segnalati: tra i quali l'Amici di Modena e Francesco Mondini di Bologna.
      Con quest'ultimo i vincoli del più intenso affetto furori sempre più strettamente rannodati dai comuni studi, ed al principio ed alla fine della loro carriera, questi due uomini esercitarono a vicenda una potente e scambievole azione l'uno sulla vita dell'altro. Dopo qualche anno di comune lavoro negli ospedali, fatto il Mondini professore di anatomia nell'Università di Bologna, volle a suo direttore l'Alessandrini. Trent'anni dopo, alla vedova del Mondini morto in povertà, l'Alessandrini otteneva da Pio IX (quand'appunto questi incominciava il suo pontificato) una piccola pensione necessaria a sostentarle la vita, munificenza a cui essa non avrebbe avuto diritto.
      Poco dopo la sua nomina a dissettore di anatomia umana, l'Alessandrini fu eletto ad insegnare anatomia comparata e patologia veterinaria, per la morte improvvisa del titolare di questa cattedra nella stessa Università di Bologna.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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