Essi ricordano ancora con animo grato e riverente i benefizi del signor Marco Minghetti. Un giorno, quando erano già ricchi e decorati, in presenza di molti signori, uno dei due esclamò:
- Come potremo noi mai dimenticare il signor Marco Minghetti? In casa sua, fanciulli, ci siamo più volte levata la fame, ed ora in gran parte andiamo a lui debitori, se abbiamo potuto fare qualche cosa.
Ma ritorniamo alla loro giovinezza.
Il loro padrone si chiamava Gaudenzi ed era coltellinaio modestissimo. Mentre Paolo girava la ruota e Pietro portava i secchi d'acqua, i due giovanetti fecero proponimenti di emulare il padrone. Il proposito ogni anno si fece più saldo: dalla ruota e dai secchi d'acqua passarono a trattare la lima per disgrossare, e poi su su, ad affilare lancette e rasoi. Allora in uno slancio d'ardimento dissero a sè stessi che se qualcuno avesse dato loro commissione di far lancette, le avrebbero fatte benissimo. Ma tutti naturalmente si rivolgevano al padrone.
Frequentava la casa Minghetti un giovane studente di medicina; il quale, fanciullo insieme coi Lollini, li aveva sovente veduti in quella casa e inteso lodare le virtù della sorella, e l'ingegno vivace, il garbo, l'indole affettuosa dei due fratellini. Quel giovane studente aveva tenuto d'occhio i due poveri operai, aveva notato i loro progressi, ed aveva finito per scoprire la loro ambizione di fare lancette. Il giorno in cui ebbe l'onore di essere ammesso al salasso, onore che gli tornò più dolce di tanti altri clamorosi che ebbe dopo, il giovane studente ordinò quattro lancette ai fratelli Lollini.
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