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      Una parte dei guadagni ch'ebbe fin da principio della sua carriera il Camerini impiegò in terre, da cui seppe ricavare buon frutto. Fu anche tesoriere, e tenne per molti anni le esattorie governative di Rovigo, Padova, Treviso e Venezia.
      Per quanto meraviglioso fosse l'accrescersi della sua fortuna, non era questo che più si ammirasse nel Camerini. Quando si parlava di lui, era sempre per lodare la sua inesauribile beneficenza. Non v'era sventura di cui sentisse parlare cui non soccorresse, anche fuori d'Italia. Nessun può dire il numero dei giovani che aiutò ed avviò a buona carriera, di quelli che tenne in collegi e in conservatorii, di fanciulle che fece educare, d'altre cui diede dote, di sovvenzioni ad ospedali, chiese, istituti claustrali, ecc. ecc.
      Questo si ricorda anche oggi con entusiasmo in quelle provincie da tutti; questo fa sì, che il suo nome sarà lungamente ricordato e benedetto.
      Era ben naturale che un uomo così benefico pensasse al suo paese nativo. Fin dal 1846 somministrò sempre a Castel Bolognese (oltre i vari sussidi mensili ai parenti poveri) scudi romani 300 annui, pei poveri fanciulli dei due sessi dai sette ai diciotto anni. Addì 4 ottobre 1856 con pubblico rogito perpetuò questa beneficenza col titolo: Istituto Artigianelli Camerini, ed istituì una nuova beneficenza perpetua pei cronici, dotandola di scudi 700 di rendita annua, facendo costrurre apposito locale di ricovero, in cui spese 10.000 scudi.
      Nell'ultimo suo testamento fatto addì 10 settembre 1866, egli aumentò la rendita annua dei due istituti di altri 1000 scudi annui onde oggi si hanno scudi annui 600 per gli artigianelli, e 1400 pei poveri cronici.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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