Ma volle fatalità che nello spazio di pochi anni tre case italiane dovessero cessare per fallimento, perchè invece di accudire seriamente al ramo delle seterie, si diedero a bazzicare in Borsa, e finirono col recar sfregio al nome Italiano.
Il barone I. Vitta, nativo di Casale Monferrato, esercita con onore scrupoloso il ricco commercio delle sete, tratta affari di banca, e gode di dovizioso patrimonio, già in gran parte pervenutogli dal padre: egli è reputato il più ricco degli italiani domiciliati in Francia.
Vittorio Deyme, nativo di Susa, giunse quasi povero in Lione, ed ora da ben vent'anni è qui commissionario in seterie con case a Livorno, ad Ancona, a Roma e a Parigi; ha reputazione onorevolissima nel commercio lionese, e l'opinione pubblica gli attribuisce un patrimonio al disopra dell'ordinario.
Maffei Ottavio, nativo di Modena, emigrato politico dell'anno 1831, con intelligenza e somma attività da semplice commesso di case commerciali ha potuto sollevarsi alla posizione di capo di una fabbrica di seterie.
Tassinari Oleto, nativo di Cento, da semplice giovane di banco, è pervenuto da poco ad essere socio fabbricante di stoffe in seta. Molta intelligenza, molta onoratezza ed attività gli fanno sperare una prospera riuscita.
Mangini Lazzaro, nativo d'Alba, è considerato come uno fra gli appaltatori di strade ferrate dei più stimabili e de' più stimati. Da semplice operaio egli riuscì ad innalzarsi a condizione indipendente non solo, ma eziandio ad accumulare una considerevole fortuna, che la solerzia e la capacità distinta dei suoi figli tendono giornalmente ad accrescere.
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