Dal suo paese nativo il Panizzi era fuggito il 12 ottobre 1822 recandosi in Svizzera, ma di là a non molto si diresse verso l'Inghilterra.
I fratelli Camillo e Filippo Ugoni che ai meriti dell'ingegno congiungevano i modi squisitamente generosi dei veri gentiluomini, lo accolsero amorevolmente e lo presentarono ad Ugo Foscolo, che allora era in Londra; e Foscolo alla sua volta lo raccomandò al Roscoe, il celebre banchiere e autore della Vita di Leone X, il quale pose in lui e gli mantenne sempre vivissimo affetto.
Il nostro Panizzi, che era di nobilissimo carattere, approfittò ma non abusò delle favorevoli occasioni che gli si presentarono al suo arrivare in Inghilterra; pregiava l'amicizia degli Ugoni e quella del Foscolo, si onorava delle liete accoglienze del Roscoe e di altri dotti e ricchi inglesi, ma pensò a tirarsi innanzi colle forze del suo ingegno: e piuttosto che strofinarsi attorno alle celebrità e cercare di vivere adulando, egli si accomodò modestamente a Liverpool ove potè procurarsi lezioni d'Italiano; e tra l'insegnamento e lo studio gli venivano fatti lavori letterari, dai quali poi ricavò qualche frutto e molta reputazione.
Da Liverpool nell'ottobre del 1828, per opera di lord Brougham ch'egli aveva conosciuto nel 1825, e di cui s'era cattivata la stima, venne a Londra nominato professore di lingua italiana nella nuova Università di questa metropoli. A Liverpool e a Londra, presso gli Italiani colà dimoranti e gli Inglesi, il Panizzi si dimostrò sempre operoso, leale, indipendente: qualità che conciliano la stima e l'affetto, e questi beni una volta acquistati (e dipende da noi l'acquistarli) sono scala agli onori ed alle agiatezze.
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