Nel mezzo della sala poi vi è l'uffizio degli impiegati, i quali dal loro posto osservano tutti i lettori, che nei loro scompartimenti hanno tali comodità di scrivere e leggere, che invano si desiderano da molti studiosi nelle proprie case.
Quando il Panizzi passò dal dipartimento dei Libri stampati alla direzione generale del Museo, gl'impiegati di quel dipartimento misero insieme per sottoscrizione una somma per far scolpire il suo busto dal celebre Marocchetti, e lo collocarono sull'ingresso della gran sala di lettura. Ritiratosi definitivamente da quella direzione, gl'impiegati dei vari dipartimenti fecero un'altra sottoscrizione per far eseguire il suo ritratto grande al naturale dal Watts, e questo ritratto è oggi compiuto e consegnato al Museo.
Il Panizzi fu di quegli esuli illustri che costretti a vivere lontano dalla patria l'ebbero sempre nel profondo del cuore e in cima ai loro pensieri. Nè mai lasciò passare occasione di rendere alla patria lingua e alla letteratura italiana testimonianza solenne di onore e di affetto. Nell'anno 1864, una persona non estranea a questo libro, visitando il Panizzi nelle stanze che per ragioni d'ufficio occupava al Museo, dopo le liete e cortesi accoglienze, lo udì con sorpresa volgere la parola in italiano ad un giovane impiegato dello stabilimento, che al viso, agli atti ed ai modi aveva l'aria d'Inglese puro sangue. Il viaggiatore chiese spiegazione del fatto al Panizzi che sorridendo gli raccontò come il suo interlocutore fosse figlio d'un suo amico, e fosse inglese di fatti, ma sapendolo istruito e familiare della lingua italiana si compiaceva conversare in quell'idioma con lui.
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