È per queste ragioni che fra i molti nomi gloriosi di intrepidi soldati questo libro appena dà luogo a quello di Carlo Zucchi, non come esempio unico di meritati allori e di sudate ricompense, ma come a ricordanza e a memoria di quella eletta schiera di uomini animosi, valenti ed onesti che dalle provincie italiane e da modeste origini usciti, si levarono a gradi e ad onori supremi, sostenendo con forte animo le varie e miserande vicende della guerra.
In questa schiera vanno chiari i nomi del generale Cosimo Del Fante, del generale Caffarelli, del generale Stefanelli, del generale conte Cesare di Laugier, e di molti altri che nelle guerre napoleoniche conquistarono con onorate e gloriose imprese il loro posto, per quanto modesto, allato a quello del grande Imperatore e degli illustri condottieri che impennarono le ali all'aquila imperiale: ma noi scegliemmo fra tutti il nome di Zucchi come quello che prese le mosse da più umile condizione partì, e per vario e penoso cammino, rasentando sempre o traversando le epoche e gli avvenimenti più memorabili della nostra patria istoria, giunse a più alti destini e a più onorati riposi.
Carlo Zucchi, che morì generale e barone dell'Impero, nacque figlio di un macellaio.
I critici fecero spesso acerbo rimprovero al grande Napoleone, di questo suo vezzo di prodigare ai nuovi figli della fortuna i vecchi titoli della nobiltà feudale. Perchè valersi pel moderno edifizio della società, tale quale usciva dalla rivoluzione di quei ruderi d'un tempo passato per sempre; perchè scrivere i nomi dei fortunati conquistatori sulle lacere pergamene avanzate agli alberi cronologici dei conquistati?
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