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      Perchè rinnegare le origini popolane e democratiche, e inverniciare la schietta ruvidezza natia, con una bugiarda tinta di aristocratica boria che, grattata appena, scopriva la vecchia buccia del soldato o il rozzo saione del contadino?...
      Napoleone ribattè vittoriosamente da Sant'Elena coteste accuse de' suoi critici. Abolire i titoli nobiliari poteva essere un atto democratico, ma era certo un atto impolitico: prodigarli ai suoi soldati, cacciare violentemente nel libro d'oro della nobiltà tutti i nuovi venuti, dando un calcio al privilegio secolare della nascita e accogliendo soltanto il merito individuale, era un atto superlativamente rivoluzionario; era un dare l'ultimo crollo allo sfasciato edifizio feudale.
      I tempi hanno dimostrato la verità delle teorie del grande Imperatore: oggi i titoli ed i blasoni valgono ben poco nella società tale quale essa è costituita. Ritorniamo allo Zucchi, pregando i lettori benevoli di perdonarci questa piccola digressione.
      Egli nacque in Reggio Emilia il 10 marzo 1777, e rimase orfano del padre in età di sette anni appena. Il vecchio Zucchi da un precedente matrimonio aveva avuto un figlio, il quale alla morte del padre era già abbastanza avanti negli anni e prete, e si diede cura, come figlio e fratello affettuosissimo, dell'orfanello e della madre adottiva: e, per dirlo ancora colle stesse parole del generale, che conservò giovanilmente viva fino alla più tarda età la gratitudine a tutti quelli che gli avevan fatto del bene, fu in quegli anni sventurati pel bambino e per la madre, una vera benedizione.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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