Altri invece, più numerosi, mal sopportavano la superbia straniera e correvano spesso alle invettive, a rimprocci e alle violenze, e suscitavano contestazioni notevolissime al servizio. Altri, e fra questi lo Zucchi, compresi di dignità personale e nazionale e ad un tempo delle esigenze della disciplina e della delicatezza della situazione, facevano ogni loro sforzo per conciliare gli animi esacerbati e non mancare a nessuno dei loro doveri.
Egli era allora colonnello, undici anni appena dopochè era entrato al servizio: poco dopo veniva decorato della legion d'onore, poi fatto generale di brigata, barone dell'Impero, comandante del dipartimento dell'Adige nel regno d'Italia, poi del dipartimento della Brenta, poi ispettore generale di tutta la fanteria del Regno; aveva avuto parecchie volte le lodi più lusinghiere dai primi generali dell'Impero, e dallo stesso Imperatore: infine, ventura di tutte più grande, una donna incomparabile, Teresa Montanari, gli fu compagna nella vita, e gli rendeva felici tutti gli istanti che gli lasciavan liberi le cure dei pubblici e onorevolissimi uffici.
Era nel fior dell'età e delle forze, siccome quegli che di poco aveva oltrepassati i trent'anni, allorchè sopravvenne la campagna di Russia. Molti fra quegli uomini che dovevano tutto al gran capitano, nel giorno della sventura lo abbandonarono vilmente, altri presero a vituperarlo e svillaneggiarlo, e l'idolo del giorno precedente diventò l'indomani bersaglio ai vituperii d'ogni lingua più codarda.
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