Accusato dalla Corte di Vienna di cospirare a favore di Carlo Alberto, principe di Carignano, il generale fu preso in casa sua come un malfattore, perquisito e condotto prigione a Milano, ove, confrontato col suo accusatore, questi si conturbò e smentì le precedenti deposizioni, poi, condannato a venti anni di carcere duro, tornò a confermare le deposizioni precedenti, finchè richiamato ad un nuovo confronto cadde in nuove contraddizioni che fecero chiare le sue menzogne.
Non ostante lo Zucchi fu tenuto in carcere quattro anni, e poi messo in libertà prima provvisoriamente, e quindi in modo definitivo, ma sempre sorvegliato con diffidenza meticolosa ed ostile.
Quattro anni dopo, un bel mattino, gli si notificò il suo esilio dagli Stati del Duca, coll'ordine di partire immediatamente per la monarchia austriaca. Andò a Milano, dove fu consigliato a lasciar l'Italia; poi avvertito amichevolmente che la sua dimora là non era senza pericolo, e che già era spiccato l'ordine del suo arresto e del suo trasporto a Lubiana, e finalmente sollecitato si decise a partire all'istante.
Fuggito da Milano, e passato felicemente il confine, alle 6 del mattino del giorno 23 del mese di febbraio di quell'anno lo Zucchi arrivava in Parma e domandava di parlare al presidente del nuovo Governo. Il presidente era in letto e lo fece aspettare tre ore, scusandosi poi col dir che non si sentiva troppo bene in salute.
Questo parve al generale un cattivo presagio, e tale era difatto, foriero di sventure ben più inaspettate e dolorose!
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