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      Ma troppo ancora, dopo tanti patimenti che aveano scossa la sua salute, egli soffriva in quel rigidissimo clima: onde domandò di essere trasportato in qualche fortezza italiana, ed ottenne di venire a Palmanova.
      Qui lo aspettava il più strano dei rivolgimenti. Era venuto l'anno 1849.
      Un bel mattino, tre deputati del Governo provvisorio di Udine vennero a pregare il comandante austriaco di Palmanova a voler sgombrare la fortezza con tutto il presidio; ed egli, consapevole dello stato delle cose, non si fece pregare. Quel Governo provvisorio pensò allo Zucchi che aveva lì sotto mano, gli offerse il posto, ed egli l'accettò.
      Dall'oggi al domani il prigioniero era diventato comandante.
      Dal 1831 al 1848 s'era fatta molta strada nella esperienza rivoluzionaria; pure non bastava ancora. Lo Zucchi si trovò un'altra volta in faccia agli stessi errori ed esposto presso a poco agli stessi pericoli; con sì mal fida e maladetta soldatesca (meno alcuni pochi artiglieri valorosi e disciplinati) che dopo una lunga e sapiente difesa dovette finalmente lasciare quella fortezza tanto valorosamente contrastata al nemico.
      Chiamato subito dal Governo provvisorio di Milano, accorse, ma anche qui tutto in breve volse a precipizio, e non senza pericolo egli riuscì a recarsi a Lugano.
      Poco dopo fu chiamato da Pio X a Roma ad assumere il posto di ministro della guerra: ciò per suggerimento di Pellegrino Rossi. Andò, fece quanto era in lui, ma più che in ogni altra vicenda della sua vita trovò insuperabili contro ogni buon volere gli ostacoli.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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