Nelle vite dei grandi uomini non son rari così fatti giudizi.
Sul principio dello scorso secolo, un povero contadino in un villaggio non lontano da Upsala in Isvezia, avea un suo figliuoletto che amava teneramente. Lo menò un bel giorno dal maestro del villaggio, suo amico, che glielo ammaestrasse quanto meglio sapeva. Dopo qualche anno, il maestro prese il fanciullo per mano, lo ricondusse al padre, e gli disse: - Amico mio, ho fatto il fattibile per questo vostro figliuolo, ma non fa nulla, non ha capo allo studio, e la miglior prova d'amicizia ch'io vi possa dare è questa, di dirvela tonda come sta. Smettete ogni pensiero di studi e tiratelo su per un'arte. - Il padre chinò la testa, e mise il figliuolo a fare il calzolaio. Più di tutti nel villaggio logorava scarpe il medico, siccome è ben naturale, onde il fanciullo andava spesso da lui per misurargli scarpe nuove. Il medico pose mente al ragazzo, s'innamorò a sentirlo discorrere e facendo di lui un ben altro giudizio da quello del maestro, gli parve di scovarne un ingegno straordinario; si diede pertanto ad ammaestrarlo, poi lo mandò a Upsala a studiare, dandogli quei pochi aiuti che poteva, i quali però erano tanto piccoli che il giovanetto era necessitato la notte di risuolare ancora scarpe e piantar bullette ai compagni per sbarcare alla meglio il lunario e tirar innanzi negli studi. Quel giovanetto si chiamava Carlo Linneo, la più grande mente che abbiano avuto le scienze naturali dopo Aristotile, il sommo riformatore della storia naturale, che da ogni parte del mondo civile ebbe nella sua lunga vita ammirazione e riverenza, che ebbe in morte gli onori riservati ai principi reali tanto che lo stesso sovrano ne volle profferire il discorso funebre, e il suo nome vivrà immortale fra i benefattori dell'uman genere, finchè s'avrà memoria del passato e sentimento di gratitudine.
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