Al teatro della Scala in Milano si davano due accademie per stagione a pro del Pio Istituto Filarmonico.
Il Verdi si adoperò perchè in quella occasione a primavera si mettesse in iscena la sua opera, e la cosa fu concertata così che vi dovessero cantare la signora Giuseppina Strepponi, il Moriani, il Ronconi; ma il Moriani ammalò, e tutto andò a monte.
Intanto, l'impresario Merelli aveva avuto agio d'apprezzare il Verdi, e convien dargli questa lode, lo aveva giudicato secondo il suo valore e assai meglio che altri non avesse fatto in addietro. Egli prese l'impegno di far rappresentare l'Oberto conte di San Bonifacio alla Scala l'autunno di quello stesso anno 1839, e così avvenne di fatto.
L'Oberto conte di San Bonifacio non fece grande effetto, ma neppur dispiacque; il Merelli. che meglio di chicchessia conosceva le spine che insanguinano il piede a chi fa il primo passo nella via dei teatri, gli intoppi e le difficoltà d'una prima rappresentazione, si tenne contento di quel successo come che fosse, e offerse contratto al Verdi, e fu conchiuso ch'egli scrivesse altre opere, di cui la prima doveva essere buffa e andare in scena l'autunno del seguente anno 1840.
Qui lo aspettavano dolori ineffabili: incominciò ad ammalare; e ancora convalescente, mentre stava scrivendo l'opera promessa, gli si ammalarono i suoi due bambini, uno di tre e l'altro di due anni, e in breve spazio morirono. Poco dopo la moglie, da tanto che s'afflisse, fu presa da infiammazione di cervello; e tenendo dietro ai figliuoli la giovane madre, la sua povera donna gli morì anche lei.
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