Il commendatore Torelli prefetto di Venezia, volle investigare quali siano stati in quel periodo di tempo i sacrifizi minori a paragone di quelli fatti di sangue e d'ogni altra maniera. Non tenendo conto di quanto ebbe dal di fuori, Venezia ha speso del suo in quei giorni cinquanta milioni. E non ostante i suoi sacrifizi, non se ne vanta, anzi non ne parla affatto: è bisognato, ripeto, che un intelligente amministratore non veneziano facesse questa ricerca, perchè il pubblico ne fosse informato. Nessuna meraviglia, dopo ciò, se oggi la nobile città è in istato di grande prostrazione, se molti suoi concittadini hanno emigrato, se buon numero di case sono disabitate.
Ma il vigor antico in quei petti non è morto, e si riprodurrà in faccia al mondo con esempi significanti.
Fra i figli attuali di Venezia, siccome porta l'indole di questo libro, vogliamo qui rammentare alcuno de' più meritevoli, e subito la mente corre ad un uomo che ebbe una singolare esistenza e seppe vincere grandi ostacoli recando molto bene al paese.
È questiGiuseppe Antonelli
Sebbene nella prima metà del corrente secolo l'Italia fosse al tutto divisa, e l'una dall'altra isolatissime le sue provincie, tuttavia fu conosciutissimo in ogni parte della nostra patria, da tutti a un dipresso quelli che si compiacevano di lettura, il nome di Giuseppe Antonelli.
Da Venezia, ove aveva un grande centro di pubblicazioni sorretto da case filiali a Ferrara, a Verona ed altrove, egli mandava in ogni città d'Italia, d'anno in anno, migliaia di volumi, che si distribuivano in ogni parte, dalle biblioteche meglio fornite e dai saloni dei ricchi fino ai più umili casolari.
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