Erano pubblicazioni d'ogni sorta, alcune eleganti, costosissime, curate con studio diligente ed amore squisito dell'Arte, e volumetti che pel pregio del buon mercato potevano andare in mano di tutti. Esempio mirabile d'operosità e buon gusto in un tempo d'inerzia tanto sconsolante e generale. Quelli che ammiravano allora e ricordan oggi l'operosità singolare e benefica dell'Antonelli non sapevano affatto quali fossero stati i suoi primi passi, quante terribili difficoltà avesse dovuto superare per giungere a quel punto.
Nato in Venezia l'anno 1793, Giuseppe Antonelli nella fanciullezza perdette il padre, e si trovò sfornito a un dipresso d'ogni istruzione elementare, sapendo discretamente leggere ma stentatamente scrivere, colla vedova madre e tre fratelli d'età minore, sprovveduti d'ogni mezzo di sussistenza. Ma aveva in sè la più grande delle ricchezze, l'energia del volere.
Per campare la vita, cominciò dai più faticosi lavori nelle officine, ma in breve, per le vicende dei tempi, anche questi mancarono; egli non si sconfortò, cercò di fare qualche cosa ad ogni costo, e, mancando ogni altro modo, si diede, per guadagnar pochi soldi alla giornata, a far girare dall'alba al tramonto una macina a mano con cui nel tempo del blocco in Venezia si macinava il frumento. Venuta la sera e lasciato quel faticoso lavoro, non si ristava per questo. La sera ha parecchie ore che possono essere bene adoperate. In tempi migliori gli avi dello Antonelli avevano fatto il commercio dei libri: egli lo sapeva, ed avrebbe amato molto tenere la stessa via: non potendo far altro, comprava qualche volume, poi girellava ogni sera sotto i portici delle Procuratìe, sulla piazza, in tutti i luoghi di pubblici ritrovi, offeriva i suoi libri, li smerciava.
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