Riuscì a rifare lo smalto d'oro e d'argento con tutta la perfezione antica, e l'Istituto Veneto lo premiò con medaglia d'oro. Si volse allora tutto ai suoi lavori prediletti, e riuscì mirabilmente, oltre alla produzione degli smalti d'oro e di argento, in quella pure degli altri materiali d'ogni più delicata gradazione, per cui diede i mezzi d'adoperare i vetri dove in passato si adoperavano le pietre, con effetto molto più durevole e bello.
Nel meglio dei suoi lavori, il Radi s'incontrò col Salviati, e fu ventura.
Antonio Salviati era avvocato a Vicenza: fece il cambio del posto con un avvocato di Venezia, e venne in questa città. Egli aveva anima d'artista, e le meraviglie d'arte che costantemente gli stavan sott'occhi in Venezia in breve gli presero tutti i suoi pensieri: vide il decadimento dell'arte vetraria e dei mosaici, e si sentì invaso dal nobile desiderio di far rivivere quest'arte. Oltre al gusto fino, egli aveva operosità, ardimento, attitudine a governare gli operai, a farsi intendere da loro, a far eseguire loro quei lavori che limpidi e perfetti egli aveva nella mente.
Lasciò l'avvocatura, si diede tutto alla buona impresa, lottò contro molte difficoltà, e finì per riuscire. Gli vennero in aiuto capitalisti inglesi che si mostrarono partecipi del nobile sentimento che lo animava, assai più che non mossi da mire di guadagno.
Il Salviati ha un deposito dei suoi prodotti in una bella bottega in Piazza San Marco, un deposito assai più grande con officina in un ampia casa sul Canal Grande, ed una fabbrica a Murano.
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