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      Francesco Pini consacrò allora le poderose sue forze, il suo tempo, parte dei suoi averi, alla passeggera repubblica veneta, e al cadere di questa per sfuggire le vendette austriache ebbe la protezione francese; ma alla pace di Villafranca volle aver comune la sorte coi suoi concittadini, e così fu fino al riscatto.
      Ma mentre si volgevano così dure le vicende d'Italia ed angosciavan l'animo di Francesco Pini, le vicende d'Egitto s'andavano svolgendo in modo da preparargli in quel paese splendide venture.
      Il carattere di Pini-Bey, di cui già abbiamo dato un cenno, spicca principalmente per ardimento ed energia: naturalmente l'indole sua lo porta alle avventure, alle imprese malagevoli, ai contrasti, alle lotte; egli è sdegnoso, altiero, d'un'alterigia che confina coll'orgoglio: amante del bene ed abborrente dal male, senza transazioni, senza mezzi termini, senza concessioni, senza sottintesi. Con ciò non si va avanti presso i sovrani in nissun paese, e tanto meno in Oriente: eppure questi pregi, o questi difetti, ove meglio piaccia così chiamarli, dovevano fare di Pini Bey un cortigiano favorito.
      Morto dopo un lunghissimo regno Mohamed-Alì, e morto il suo spirito assai prima del suo corpo, dopo pochi giorni di governo seguiti da morte di Ibrahim pascià, si succedettero sul trono di Egitto Abbas-pascià e Said-pascià. Questi due principi con pari sentimento furono avversi ai figli di Ibrahim-pascià, chiamati, secondo il costume orientale (ora mutato in Egitto), alla successione al trono.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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