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      Obbligando l'operaio a più assiduo lavoro, bisognava anche migliorare la produzione, perfezionarla introducendo nuove macchine le quali all'esattezza dell'esecuzione unissero il vantaggio d'una maggiore produzione e quindi minor costo. Rinunciare a queste innovazioni era esporsi inevitabilmente a rovina. Giunsero dunque nuove macchine ed istruttori esteri; ma fosse la poca abilità di questi, o lo spirito indisciplinato dei nostri, tenaci nei vecchi sistemi, le cose non migliorarono. Non esitò il Binda a prendere un estremo rimedio: licenziò gli operai tutti, i quali sul lastrico, abbandonati a sè medesimi, si indussero ben presto a più savi consigli, accettando a domicilio le ordinazioni del Binda; si adattarono a' nuovi prezzi; per ricavarne il necessario guadagno, si persuasero all'assiduità del lavoro, poi all'acquisto di quelle macchine che pochi mesi prima volevano distruggere, e per essere più pronti esecutori degli ordini del Binda che li aveva ammaestrati, si strinsero fra loro costituendo la Società dei lavoranti pettinai.
      Il regolare andamento della ditta Ambrogio Binda per la fabbricazione dei bottoni, dei passamani, seterie e chincaglierie che andava ognora prosperando (e che il Binda più tardi rimetteva a' suoi figli, volonterosi, capaci, reduci allora dalla Svizzera opportunamente educati), ed il nuovo ordine stabilito nell'altra pel commercio dei pettini, diedero agio al Binda di applicarsi più attivamente alla realizzazione di un suo nuovo progetto industriale: la fabbricazione della carta.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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