- Fidando egli nella stella dell'eroe del secolo, non si curò di far liquidare a tempo opportuno i suoi crediti; il che diminuì ancora di più il già ristretto patrimonio.
Trovatosi all'età di 35 anni alquanto stremato di mezzi, già pensava di trasferirsi a Carouge, presso Ginevra, ove gli veniva offerta la direzione amministrativa di una fabbrica di porcellane molto accreditata pei suoi prodotti che trovava smercio specialmente nella Savoia e in Piemonte, quando il ministro piemontese Roger de Cholex lo indusse invece ad impiantare nel territorio degli Stati Sardi una manifattura di quegli stessi prodotti che ebbe nome in commercio sotto la ditta Richard e Dorlù. Giacomo Richard trasferì quindi nel 1824 la sua famiglia a Torino, e nel 1829 richiamò dalla Svizzera, ove ormai aveva compiuti i suoi studi, il figlio suo Giulio, che volle seco per averne aiuto nella direzione della manifattura di Torino, dove rimase fino all'anno 1841. Dopo quell'anno, sciolto oramai dalla tutela paterna, vago di camminare da sè sulla via della fortuna, ricco di buon volere e di naturale operosità, e già molto innanzi nei segreti della fabbricazione, volle trasferire la sua dimora a Milano, e pensò di fare acquisto del locale della indicata fabbrica di porcellana a San Cristoforo, fatta costruire da una società di signori milanesi, i quali dopo gravi sacrifici l'avevano abbandonata. A questo scopo, cui non bastavano le poche sue forze, volle giungere colla associazione dei capitali, e ricorse al credito, rivolgendosi a persone di sua conoscenza di Torino e di Milano, che gli affidarono un capitale di mezzo milione per un rinnovamento della fabbrica e per l'impulso da darsi alla nuova produzione.
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