Innalzò dunque un ampio locale nel quale attivò forni alla cartese, forni a riverbero, ed alcuni fuochi bassi per la fabbricazione degli acciai col vecchio sistema da lui pure modificato, e vi stabilì magli pesanti ed alcune gabbie di cilindri, messi in moto da una turbìna. Con questi mezzi e con una intelligente direzione potè estendere i suoi rapporti commerciali.
Tentò con buon esito anche la fabbricazione degli acciai nei forni a riverbero, alimentati coi gas di torba; il che gli permise di diminuire la fabbricazione dell'acciaio naturale, mentre molti committenti accettavano il nuovo acciaio senza difficoltà.
Divulgatasi attraverso la stampa la fama dei meravigliosi risultati ottenuti in molti casi col forno Siemens detto rigeneratore, il Gregorini si recò subito a vederne alcuni in attività, e prese accordi coll'inventore per applicarlo alla sua ferriera, ciò che egli fece con ottimo successo, poichè ora ottiene da 27 a 28 quintali di acciaio al giorno, quantità che avrebbe richiesto coll'antico sistema il lavoro di poco meno di 30 fuochi.
Costituto il Regno d'Italia, il Governo dovette accrescere la fabbricazione dei cannoni di ghisa nell'arsenale di Torino, per la quale richiedevansi speciali quantità di ferracci, capaci di rendersi ben liquidi e di una grande resistenza.
Il Gregorini si mise tosto all'opera per fabbricare ferracci adatti a cotesto scopo nel forno reale dell'Allione nella Valle Camonica. Dopo vari esperimenti variando le miscele dei minerali ed i carboni, riuscì a produrre ferracci di tale tenacità, che vennero giudicati pari, se non superiori, a quelli fabbricati in Isvizzera al medesimo intento.
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