Muratori, imbianchini, scalpellini, manovali, i Ticinesi forniscono un copioso ed abile contingente alla popolazione operaia di Milano, dove giungono coi primi tepori della primavera, armati di lunghi pennelli in asta, di badili, di vanghe, di martelli, e si trattengono poi per così lungo tempo che passano agli occhi di tutti per cittadini della popolata capitale della Lombardia.
Sotto quei rozzi saioni battono non di rado cuori nobili e generosi, e quelle fisonomie aperte, franche, serene, rivelano una razza d'uomini energici, operosi, ingegnosi, tenaci, rotti ad ogni fatica, avvezzi ad ogni disagio, e fortemente decisi a farsi strada nel mondo col lavoro e colla volontà.
Talvolta quelle povere vesti nascondono un artista; e taluno che mosse dalle Alpi ticinesi col secchio dell'imbianchino, tornò colla tavolozza di pittore alle patrie vallate, a riposare la tarda e onorata vecchiezza là dove respirò le prime aure di vita.
Nelle arti belle, nei traffici, nelle industrie, nelle scienze, i figli delle Alpi Rezie fanno onore al paese anche all'estero.
Il nome di Luigi Rusca suona chiaro e famoso in Russia, ove ai tempi di Caterina II diffuse il buon gusto dell'architettura italiana nobilitando con sontuose fabbriche Mosca, Pietroburgo, Astrakan, e perfino le colonie della Tartaria.
Domenico Fontana, che insieme ad altri due suoi fratelli scrisse pagine immortali negli annali dell'architettura, nato poverello da oscura famiglia ticinese, seppe levarsi così alto, combattendo con forte volere gli ostacoli dell'avversa fortuna, le condizioni miserrime de' suoi tempi, e l'invidia degli emuli e dei nemici, che riempì della sua gloria le mura eterne di Roma, scrisse il suo nome sui più maestosi monumenti e sui più splendidi edifizi della capitale del mondo cattolico, e architetto e ingegnere valentissimo fra i più valenti, riscosse da tutta Italia largo tributo di lode e di encomio quando per ordine del pontefice Sisto V innalzò in Roma sulla piazza di San Pietro il grande obelisco, che, tratto dall'Egitto in Roma ai tempi di Cesare, giaceva a terra nel Circo di Nerone.
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