Doveva quindi faticar molto e guadagnar poco, ma non si lasciava scoraggiare per questo.
Un caffettiere romano che aveva bottega a Parigi, di nome Frascati, un tal giorno s'imbattè col giovane Domenico, e vistolo così gioviale, laborioso e pronto nelle risposte, lo volle impiegare come garzone nel suo caffè, e non trascorsero sei mesi che lo promosse al grado di primo garzone.
Stette in questo esercizio per circa dieci anni, e lavorando assiduamente, e spendendo il puro necessario, non senza imporsi molte privazioni che a molti parrebbero intollerabili, egli giunse a mettere da parte la somma di lire 30.000, nonostante che mandasse sempre qualche soccorso alla sua famiglia in Aquila. Fece in seguito società con un compaesano di nome Corezza, ticinese, per l'esercizio di un negozio di cioccolattiere, e dopo poco tempo lo potè rilevare tutto per suo conto. Con grandissima perspicacia ed attività portò a grande floridezza il suo commercio cominciato da umili e oscuri principii in guisa, che giunse ad essere il fornitore della Casa reale di Francia.
L'abilità sua non comune, l'onestà scrupolosa che spirava dalla intera sua vita, l'ardore continuo di lavorare indefessamente, procacciarono al suo nome lodi infinite e al suo commercio larga e proficua clientela, onde le cose sue fiorirono per modo che divenne in breve possessore d'una fortuna che oltrepassava un milione di lire, e allora cedette la fabbrica a suo fratello; ma non per questo si ritirò dagli affari, ma si occupò di compra e vendita e fabbricazione di case, e fu così fortunato nelle sue operazioni, e quelle condusse con tanta avvedutezza e prudenza, che diventò padrone di ben altri quattro milioni di lire.
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