Allora appunto io tornai a riunirmi a lui; ed egli seguendo sempre il naturale suo carattere di gratitudine, imprendemmo alcuni negozi con comune vantaggio. In seguito andai a stabilirmi a Valparaiso mentre il Canevaro proseguiva a Guayaquil nel traffico con buona fortuna. L'anno 1833 egli venne a Valparaiso per commercio, portando via una partita di cappelli. La benevolenza che io aveva per lui, che era come se fosse stato mio figlio, mi spinse a consigliarlo a venirsi ad accasare in Lima con una delle figlie di Don Felice Valega nostro compaesano ed amico mio, che in due occasioni aveva avuto campo di conoscere in Lima colla sua famiglia. La sua stella gli fu favorevole; perchè avendo secondato i miei desiderii egli incontrò una sposa impareggiabile, una degnissima madre di famiglia.
«Allora egli liquidò lo stabilimento che teneva in Guayaquil, impiantandolo nell'anno 1834 in questa capitale, e con la consueta sua onoratezza, sopra la base dell'onestà più rigida, si andò sollevando a quel posto dove ora si trova.
«Egli non è stato mai vendicativo: il suo carattere fu franco ed impetuoso; non ha mai conosciuto il timore tutte le volte che fu il caso di trovarsi in faccia al pericolo e di non mancare all'onore, e colla sua costanza seppe acquistare quel posto elevato che nella società oggi tiene.
«Ogni qualvolta ha potuto, fu prodigo dei suoi benefizi a quanti gli si sono presentati, e particolarissimamente ai suoi compatrioti: mi consta che molti fra quelli che oggi tengono in questa città un posto elevato, furono da lui tolti dal basso stato in cui erano.
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