«Stabilita poi al Perù, la S. V. sempre vi conservava cuore ed aspirazioni italiane, era di larghi soccorsi generosa a molti connazionali, distinguevasi nobilmente in tutte le soscrizoni di patria utilità e decoro, esercitava per lunghi anni l'ufficio gratuito di console generale del Re, e rendeva così nella serie numerosa degli affari ordinari, come in quella non infrequente degli straordinari, pronti ed abili servigi. Ella poi accorreva in Italia, e dava anche opera personale e diretta negli ospedali da campo durante la guerra, e favoriva il proprio Comune d'origine di istituzioni vantaggiose.
«Per tali meriti i predecessori miei inviavano alla S. V. Illustrissima molti dispacci di lode, e recando a notizia di S. M. il Re i titoli di lei alla sovrana benevolenza, le conseguivano onorevoli segni della medesima. Ma ora che la necessità degli affari, e le condizioni della famiglia di lei, hanno costretto V. S. a lunghe assenze dal Perù, e quindi a togliersi alle funzioni d'ufficio, volle S. M. il Re darle prova solenne e perpetua della sua grazia, e coll'ossequiato decreto in data 30 giugno 1867 le conferì il titolo di conte, che sarà portato da V. S. Illustrissima e da lei trasmesso ai discendenti. Così si conserverà perenne nella di lei famiglia, che fu in ogni tempo oggetto delle cure più nobili e generose di V. S. Illustrissima, in ricordanza del merito di lei, e del favore che S. M. il Re accorda a quei sudditi che maggiormente si distinguono a pro' dello Stato.
«Io poi sono lieto, signor Conte, di trasmetterle il regio decreto, ed ordino che nel registro del personale consolare ove sono scritti i servigi resi da V. S. Illustrissima sia pur fatta annotazione del premio insigne che ora le fu accordato dal Re.
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