Forse il concetto altissimo dell'arte e il sentimento della propria debolezza, forse altri motivi ne sono causa. Ma il vero artista ritorna all'arte, e così fu del Paganini.
Quando egli si trovò all'apice della gloria e dei trionfi, altra cosa non rara, cominciò contro di lui la maldicenza. Se si rompeva una corda al suo violino ed egli proseguiva il concerto sulle altre tre, si diceva che aveva ciò fatto a bella posta, e preparata prima la suonata sulle tre corde superstiti. Se faceva una suonata sulla quarta corda, si diceva che, essendo stato a lungo in prigione e mancandogli corde di ricambio, aveva dovuto esercitarsi su quella corda sola, e così era riuscito a quelle meraviglie. Gli si rendeva questa giustizia, che quando suonava in carcere (e nella buona stagione le finestre erano aperte), i carcerieri eran contenti, perchè il governo dei carcerati non dava più loro nessun fastidio.
Carcerati e carcerieri stavano tutt'orecchi ad ascoltare quei suoni celesti.
E in prigione c'era stato perchè aveva ucciso un rivale, od una amante, non si sapeva bene se l'uno o l'altra od entrambi, nè dove nè in qual modo, ma certo aveva ucciso qualcuno.
Una lettera che egli firmò ed inviò ad un direttore di un giornale musicale di Parigi, e che molti giornali hanno riportata, è tanto importante, che io credo bene qui riferirla. La lettera è questa:
«Signore!
«Il pubblico francese mi ha prodigati tanti segni di bontà, esso mi ha favorito di tanti applausi, che bisogna bene che io creda alla celebrità, la quale, dicono, mi aveva preceduto a Parigi, e che io non sia rimasto nei miei Concerti troppo al disotto della mia riputazione.
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