Voi capite, o signore, che dopo una così minuta descrizione non v'era mezzo di dubitare della verità del fatto; quindi molte persone rimasero persuase di aver rilevato il segreto di ciò che si chiama i miei giuochi di forza.
«Per lungo tempo la mia tranquillità fu turbata da queste ciancie, che si spargevano sul mio conto. Procurai di dimostrarne l'assurdità. Io faceva osservare che dall'età di quattordici anni non aveva cessato di dar concerti, e d'essere sotto gli occhi del pubblico; che io era stato impiegato sedici anni come capo d'orchestra e come direttore di musica alla corte di Lucca; che se era vero che io fossi stato in prigione durante otto anni, per aver ucciso la mia amante od il mio rivale, bisognava che ciò fosse avvenuto prima di farmi conoscere dal pubblico, cioè bisognava ch'io avessi avuto un'amante ed un rivale all'età di sette anni. Invocai a Vienna la testimonianza dell'ambasciatore del mio paese, il quale dichiarava di avermi conosciuto da circa venti anni nella situazione che si addice ad un onesto uomo, e giunsi così a far tacer la calunnia per un momento; ma v'è sempre qualche cosa di nuovo sul conto mio, e anche qui ne ebbi le prove. Che debbo io fare, o Signore? Non veggo altro partito che quello di rassegnarmi, e di lasciare che la malignità si eserciti a mie spese. Credo però, prima di terminare, dovervi comunicare un aneddoto che ha dato luogo alle ingiurie sparse su di me. Un violinista, chiamato D...i, che si trovava a Milano nel 1798, si legò con due uomini di mala vita, e si lasciò indurre a trasportarsi con essi di notte in un villaggio per assassinarvi un curato, che si pretendeva molto ricco.
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