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      «Osservate il Sivori. Giovane di anni, delicato di forme, ei muove aggraziato e sereno col suo violino alla mano; modesto, composto, e direi quasi, pauroso, ei sembra ignorare sè stesso, e non aver fede nella sua maestria. Nessuna ostentazione, nessun piglio studiato, nessuna movenza artifiziosa. Non si pensa al suonatore non si vede, per così dire, che il suono: si direbbe che le corde, non tocche dall'arco, vibrino spontanee e non rispondano che a sè sole, o che un'aura invisibile scorra sovra esse come sull'arpa eolia, e vi deponga le arcane sue melodie. Tante son queste, e così varie e così volubili, e sgorgano e si accoppiano, e si disciolgono, e si fondono insieme così facili, così morbide, così numerose, che nessuno, all'udirle, crede siano uno sforzo dell'arte; ma s'immagina che la natura le abbia profuse in quell'armonico legno, come profonde i profumi in un giardino, i sussurri in un ruscello, i zeffiri in un mattino di estate. In tanta abbondanza di concenti, in tanto intreccio di note, in tante complicazioni di numeri, il diletto non lascia luogo alla meraviglia, o formano un sentimento medesimo la meraviglia e il diletto.
      «Ebbene, questi due sommi artisti, che, dal ritratto che io vi faccio di loro, son tanto diversi l'uno dall'altro, sono uguali ambedue in abilità e in maestria, e tendono del pari, come due linee parallele rivolte a un sol centro, ad uno ed identico effetto, vale a dire all'esposizione del bello, all'imitazione del vero, al commovimento ed alla persuasione dei cuori.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





Sivori