Il linguaggio è semplice e dimesso, ma la cultura non comune della sua mente colorisce i suoi racconti di una tinta di straordinaria evidenza. Ha la frase breve, concitata, incisiva, ma spesso si innalza fino alla poesia, e allora è immaginosa, ricca, fiorita di citazioni.
Queste reminiscenze letterarie hanno talvolta un carattere specialissimo, e si ripetono nelle più gravi circostanze della sua vita.
Io l'ho udito narrar che ferito una volta in America da un colpo di lancia nel collo, dovette così malconcio gettarsi a nuoto nel mare per raggiungere una barca che lo aspettava assai al largo; e quando sfinito di forze per la lunga fatica del nuoto e per la incessante perdita di sangue fu raccolto a bordo di quel naviglio, e coricato sopra una branda temè vicina l'ultima sua ora, chiamò a sè il capitano, e gli rivolse calda preghiera a non volere, lui morto, gettarne il cadavere al mare, ma a deporlo sulla molle rena della spiaggia, a coprirlo alla meglio, e a porre sull'ultima sua dimora un segno che distinguesse:
«... le sue, dalle infiniteOssa che in terra e 'n mar semina morte».
Questa citazione dei Sepolcri di Foscolo, per cui ha una grande ammirazione, tornano spesso nelle sue parole.
Garibaldi è sobrio e frugale oltre ogni dire.
Raro si ciba di altra cosa che d'una tazza di caffè alla mattina, e d'una bistecca con un bicchier d'acqua verso le due ore dopo mezzogiorno. Vino non beve mai. Ma pel caffè e per le frutta ha una predilezione infinita, e fra queste preferisce l'uva e le arancie.
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