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      Poco dorme... quattr'ore al pių ogni ventiquattro, e quelle quattro ore di sonno gli sono spesso interrotte. Al solo entrare di alcuno nella stanza ov'ei dorme sul pių duro letto possibile, il generale apre gli occhi, si appoggia sul cubito sinistro, colla destra si pone le lenti che non abbandona mai e che gli pendono sulla camicia di lana onde si copre il petto segnato da tante gloriose ferite, legge, detta in poche parole le sue istruzioni, e riprende il sonno tranquillo e profondo prima che l'altro sia pur giunto alla porta per uscire.
      L'affetto di padre sente quanto altri mai. L'amicizia raggiunse in lui i limiti della passione. Il colonnello Giuseppe Deideri, se non fosse disceso nella pace del sepolcro, potrebbe raccontarlo a chi non lo sa.
      La sua parola si volge sempre cortese e affettuosa a chi parla con lui, e per quelli che vivono nella sua intimitā č sempre cosė pieno di riguardi e di cure, come mai non fu per sč stesso.
      All'altrui consiglio volentieri s'arrende... forse anche troppo facilmente.
      In campo tutte le sue abitudini s'adattano alla necessitā. Disagi, incomodi e fatiche per sč non cura e per gli altri non conosce.
      Al fuoco serba cosė tranquilla fronte che il suo non pare nemmeno coraggio. Non ha quella bravura chiassosa e spavalda che si manifesta con grida e con gesti concitati, ma ha in sommo grado quel sangue freddo e quella calma che lo fanno apparire il medesimo uomo che nella quiete della sua cameretta.
      Io che scrivo l'ho veduto una volta, nel pių forte della mischia, scorrere coll'occhio un foglio ov'erano segnati certi suoi appunti affatto estranei all'azione.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





Giuseppe Deideri