Oggi vive solitario a Caprera e si allieta nelle gioie della famiglia.
Quale fu, e quello che fece in Italia, non è ufficio nostro ridire.
Del resto tutti gli Italiani lo sanno.
Come le statue colossali nello spazio, certi uomini hanno bisogno di essere guardati da lontano nel tempo. La immagine di Garibaldi traverserà simpatica e serena il corso precipitoso dei secoli: come di Rustum in Persia, di Schamyl nel Caucaso e di altri eroi popolari, così si parlerà di lui sotto la tenda del soldato, nel tugurio del contadino, nelle officine e nei campi. Diranno il suo nome le madri ai figliuoli, i vecchi ai nepoti, e dovunque sieno vivi amore di patria ed ammirazione al valore, suonerà caro il nome di Giuseppe Garibaldi.
CAPITOLO DECIMOQUARTOTORINO
Un lembo di Siberia - La sacra fiamma - L'avvenire - Michele Coppino - Giuseppe Castelli - Bernardo Mosca -- Moncalvo (Gabriele Capello) - Giuseppe Pomba - Pietro Sella e i Biellesi - Giovanni Antonio Rayneri - Michele Amatore - Conclusione.
Lo straniero che veniva a visitare l'Italia, generalmente lasciava da parte Torino. Questa città figurava appena sulle guide.
E se qualche viaggiatore più accurato o più curioso vide l'antica capitale d'Italia e parlò più tardi di essa, fu per lamentare la monotonia delle vie troppo larghe e troppo diritte, l'aspetto severo dei cittadini, la vita uniforme, raccolta, quieta, che non offriva campo ad osservazioni curiose e a descrizioni brillanti.
Che cosa poteva dire di buono il viaggiatore in Italia di un paese dove non si ballava la tarantella, non si mangiavano maccheroni all'aria aperta sulle piazze, non si cantava, non si lanciavano dai balconi occhiate amorose al forestiero, non si trovava a sera per le vie chi offrisse ogni sorta di servigi, non si cantavano ariette alla spinetta?
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