Oh mio forte Piemonte, qual'è dei tuoi figli che non rammenti con orgoglio i suoi padri?
Il viaggiatore non ti veniva a visitare. Il tuo popolo temprato alle dure fatiche dell'aratro e delle officine, valente nelle armi, e que' tuoi principi guerrieri valorosi ed accorti diplomatici, formavano una sola famiglia. E il voto del piccolo Piemonte aveva il suo peso nei consigli d'Europa.
E a questo baluardo di libertà, come a faro i naviganti, drizzavano gli occhi lontano lontano i pochi generosi che tenevano in cima d'ogni pensiero la unità dell'Italia.
Poi un bel giorno vennero a Torino, vennero da ogni parte: videro le corazze dei morti sovrani ammaccate dalle palle nemiche, impararono i nomi di Bogino e di Balbo, guardarono la finestra della stanza ove Vittorio Alfieri, l'uomo dal fortissimo volere si faceva legare dal servo alla sedia per non cedere alla tentazione di andar fuori; videro le case ove nacquero Gioberti, D'Azeglio, Cavour; visitarono i musei, le pinacoteche, le scuole; visitarono i fiorenti opifici, gli stabilimenti industriali, i fratelli Lanza, i fratelli Cora, i fratelli Marchisio, i fratelli Levera, e tanti altri; ammirarono la bella collina a ridosso del fiume biancheggiante di ville, le maestose cime delle Alpi; ebbero lieto accoglimento ospitale: videro svolgersi il dramma sublime del risorgimento italiano, e fu mutato il concetto che si aveva di Torino.
Ed oggi?
Oggi come sempre, l'Italia, qual madre dal figlio, aspetta dal Piemonte l'opera sua; e Torino, cuore ed anima del Piemonte, saprà adempiere degnamente il suo compito; saprà disprezzare tanto gli ingiusti nemici come i falsi amici; gli ironici sorrisi e le ipocrite lacrime; e cooperare al bene della patria.
| |
Piemonte Piemonte Europa Italia Torino Bogino Balbo Vittorio Alfieri Gioberti D'Azeglio Cavour Lanza Cora Marchisio Levera Alpi Torino Italia Piemonte Torino Piemonte
|