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      Carlo Alberto, salito allora al trono, intese parlare del giovane operaio. Il re aveva voluto che la sua propria camera fosse modestamente arredata, senza dorature, e con legnami del paese. Volle porre alla parete di quella stanza un arnese a mo' di trofeo, per appendervi armi, e ne fu dato incarico al Moncalvo. La regina volle far dono al re pel suo giorno onomastico di un seggiolone lavorato con legname del paese, secondo il suo gusto, e anche codesta commissione venne affidata al Moncalvo.
      Questi corrispose ottimamente ad ogni aspettazione, immaginando nuovi modi per lavorare spedito e studiando sempre più graziosi disegni; e trovandosi spesso nel palazzo reale per i suoi lavori, ebbe frequenti occasioni di parlare con Carlo Alberto, e con le sue semplici e giuste risposte al re, che spesso si compiaceva di interrogarlo da solo a solo, seppe tanto piacergli, che nessun lavoro si fece più negli arredi del palazzo, come nelle magnifiche ville di Pollenza e di Racconigi, dove il Moncalvo non avesse parte, consultato insieme coi migliori architetti, e da questi apprezzato parimenti e ben visto.
      L'amore che il Moncalvo portò a Carlo Alberto fu ardentissimo, siccome è commovente la gratitudine che per esso sempre conserva.
      Invero, il re seppe sovente trovare per l'antico operaio divenuto proprietario d'un grande laboratorio, parole che non si possono dimenticare. Si mostrava informato di tutto quello che egli faceva per ispirare ai suoi operai l'amore del lavoro ed il sentimento della propria dignità e per istruirli.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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