Mi piace ancora avvertire che la prosperità biellese non si deve attribuire a grandi guadagni che si facciano nei panni: preso un decennio, si trova ora molto, ora poco lucro; in media non si ha forse più del dieci per cento del capitale, ciò che danno i fondi pubblici. La prosperità biellese è figlia della legge dell'aumento geometrico dei risparmi.
Pietro Sella morì giovane, ma lasciò i propri fratelli, che del resto già erano agiati, con parecchi milioni per ciascuno.
Sarei costretto a citare i nomi di tutti i fabbricanti biellesi per recare gli esempi di persone che colla magica bacchetta del lavoro e della parsimonia misero insieme un rispettabile patrimonio.
I fratelli Galoppo venti anni or sono erano tessitori. Oggi hanno il più grande lanificio del Biellese, un grande palazzo in Torino, ed un cospicuo patrimonio. L'anno scorso (1867) s'incendiò la loro fabbrica. Essendo assicurata presso una società, avrebbero potuto, seguendo gli esempi di molti altri luoghi, godere quietamente le acquistate ricchezze. Invece, ricominciarono la fabbrica con più vigore che mai. Oltre ai mezzi consueti, i Galoppo ne hanno adoperato un altro, che taluni avrebbero potuto tacciare di arrischiato, ma che non era tale per chi aveva un giusto concetto delle cose italiane: essi fornirono largamente Garibaldi in Sicilia ed a Napoli.
Il grande cotonificio di cui ho parlato più sopra spetta ai fratelli Poma. Il loro padre andava vendendo le fettuccie e le tele di porta in porta, e recava tutta la sua fortuna e tutta la sua bottega in ispalla.
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