Attorno all'Aporti si raccolsero quanti erano fra noi amici dell'istruzione, onde i conforti di lui, e (cosa rara sempre negli Stati retti a signoria assoluta) il convegno di molti che cospiravano in una stessa impresa di pubblico bene, infervorarono vieppiù gli animi a quell'opera veramente santa. Fra coloro che si adunarono allora intorno all'Aporti, il Rayneri primeggiò per ingegno e per dottrina; onde ad esso per provvido consiglio di chi ministrava le cose appartenenti al pubblico insegnamento, fu nel 1847 commessa la cattedra di pedagogia, sorta nell'Università di Torino dal nuovo zelo per l'istruzione popolare.
La nuova scuola in cui impartiva i suoi insegnamenti il Rayneri, portò anch'essa de' frutti di cui l'Italia dev'essergli grata. Di là uscirono infatti molti valenti professori, che conservando le sue dottrine le applicano oggi in tutte le parti del Regno: di là uscì quel Trattato di Pedagogia, a cui la morte impedì che il Rayneri desse l'ultima mano, ma che, quale egli lo lasciò, è pure la più compiuta teorica di educazione che si abbia la patria nostra.
L'Aporti era stimato ed amato dal Boncompagni, e il Boncompagni primo ministro della Istruzione Pubblica nel 1848, nell'amore del bene, nell'efficacia dei mezzi, nella giustezza dei concetti, nella energia dell'operare non fu certamente superato da nessuno dei suoi successori.
Il Boncomnagni e l'Aporti hanno fatto un'immenso bene al Piemonte e quindi a tutta l'Italia, coll'instaurare e diffondere buoni metodi d'insegnamento elementare e secondario, magistrale e popolare.
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