Essi non furon soli nella santa opera: v'ebbero nobile parte Domenico Berti, Vincenzo Troya, Giuseppe Bertoldi, Angiolo Fava ed il Rayneri.
Cosa dura a dirsi, l'opera loro, sovra tutto in quei primi anni in cui era più opportuna e necessaria, non ebbe appoggio e non trovò simpatie nel giornalismo. La libertà quando è giovane e impacciata dalle preoccupazioni della politica, non suol mostrarsi amica agli studi più del dispotismo.
Il giornalismo liberale si scatenò con singolare violenza contro il metodo e contro i suoi cultori. Molti che non sapevano nemmeno che cosa fosse questo metodo, che non s'eran data la briga di studiarne pur le prime nozioni, ne dicevano vituperii, ed insieme alla istituzione vituperavano gli uomini che se n'erano fatti banditori.
- Il giornalismo è giovane (dicevamo allora noi): bisogna compatirlo: fa i suoi primi salti: si rassoderà: aspettiamo.
Ahimè! è sempre giovane!
Quali fossero le ragioni di quell'odio contro ad uomini che dedicavano la loro vita alla educazione del popolo da parte di uomini che si proclamavano campioni del popolo, non è qui d'uopo investigare.
Il Rayneri però, in fatto di approvazione e di stima, teneva conto prima di tutto della propria, e quando si sentiva in regola con sè stesso trovava che il più era fatto. Aveva tutto quel conforto che viene da un sentimento religioso spontaneo e profondo: e come suole sempre avvenire quand'è così, questo sentimento che lo faceva severo con sè stesso, lo rendeva indulgente cogli altri. Era filosofo non in parole, ma in fatti: proseguiva a consacrare le sue forze a quelle fatiche che hanno prodotto tanto bene al paese, e perdonava.
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