«Sebbene in quei giorni di sventura io non avessi più di sei o sette anni, pur troppo mi ricordo dei mali trattamenti che ci hanno fatto soffrire i soldati egiziani nel doloroso tragitto.
«Il bastone di quella gente esecrata non risparmiava nessuno: tutti, grandi e piccoli, erano barbaramente percossi; e quelli che pel patimento e lo scarso cibo perdevano le forze, spietatamente venivano uccisi.
«Il cibo era un po' di pane ed acqua, e questa sovente ci mancava, per cui strada facendo buon numero di schiavi perirono e furono lasciati insepolti.
«Mia madre aveva una bambina lattante: inariditosele il seno, la innocente creatura dopo pochi giorni moriva; mia madre prese a scavare colle mani la terra per farle una sepoltura, e quegli scellerati la percossero ferocemente: i morti non dovevano essere sepolti.
«Insomma, la marcia dal mio villaggio a Kartum non poteva presentare spettacolo più straziante. In quella marcia le privazioni, i mali trattamenti, le soverchie fatiche fecero morir tanta gente, che io calcolo a 600 o 700 quei morti, un terzo circa dei partiti.
«Impiegammo circa dieci giorni da Commi a Kartum; qui fummo divisi in tre scompartimenti. In quella spartizione mi divisero dalla madre e dai fratelli, ultimo mio conforto sulla terra, e così il mio fratello minore e la sorellina furono divisi dalla madre, per modo che nessuno più della mia famiglia potè conoscere la sorte dei congiunti; e nulla io ne seppi più mai, malgrado le incessanti ricerche fatte.
«Di leggieri ciascuno si persuaderà che anche ai popoli digiuni di ogni principio di civiltà non è sconosciuto l'amore pei genitori; onde lascio giudicare qual terribile momento fu quello per la madre e per noi fratelli: per non abbandonarci, la madre ci strinse tenacissimamente al seno, ma con forza brutale ci separarono.
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Kartum Commi Kartum
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