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      In questa città frequentò Parini il Ginnasio Arcimboldi; ma si può dire di Lui ciò che Bertola dicea di Gessner, che fu anzi l'allievo de' classici e della natura, che il discepolo delle scuole. Orazio, Virgilio, Dante, Petrarca, Ariosto furono gli autori che Egli nella fresca non meno, che nella provetta età rivolgea notte e dì, e da' quali attinse quel gusto squisito, quell'atticismo che forma il particolare di Lui carattere. Sapeva bene Parini, che per divenir grande in un'arte fa d'uopo rimirarne con occhio cupido i modelli, che i Greci divini in ogni cosa s'incurvarono sui marmi Egizj ed attoniti mirarono le moli, che maestose si ergevano al Cielo sulle sponde del Nilo; che così fecero i Romani coi Greci. Si rammentava che i moderni peregrini. ingegni, che tanto illustrarono la regione, che Appennin parte, il mar circonda e l'Alpi, indefessamente impallidirono sugli antichi modelli, che Raffaello osservava con immote pupille i vetusti monumenti dissotterrati a Pozzuoli o alle terme di Diocleziano, che Michelangelo andava ad attingere nello studio dell'antico le forme ed i concepimenti sublimi che immortalarono il suo scalpello, e sul fine della vita essendo divenuto cieco si facea trasportare ai piedi di que' monumenti, li toccava, e dopo averne scorsi i contorni gli abbracciava bagnandoli di lagrime. Parini sulle orme insistendo di questi celebri ingegni, di rimirare qualunque copia sdegnando si formò sui classici antichi principalmente un gusto trionfatore d'ogni precetto, ed anelando di prodursi in pubblico diè alle stampe alcune poesie, in fronte quali scrisse il nome di Ripano Eupilino, simile in ciò a quel greco Pittore che s'appiattò dietro il suo quadro onde sentire il giudizio imparziale del passaggiero ed approfittarne.


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Elogio di Giuseppe Parini recitato nel giorno 16 novembre 1813 in occasione dell'aprimento delle scuole del Liceo di Milano in Porta Nuova
di Ambrogio Levati
1813 pagine 38

   





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