Nè men valente e colto scrittore si mostrò il Parini nella lotta che fece col P. Branda difendendo il vernacolo dialetto che tanta celebrità avea procurato a Maggi ed a Balestrieri. Non posso qui passar sotto silenzio uno de' più bei tratti della vita di Parini che ci mostra quanto grato e sensibile fosse il di Lui animo. Da Branda Egli avea appresi gli elementi delle umane lettere, e non ostante che nel bollore istesso della contesa non avesse giammai oltrepassati que' limiti che le anime bennate sogliono imporre a se stesse, pure da profondo dolore fu penetrato tutte le volte che si rimembrò di avere conteso col precettore, cui si dee non minor gratitudine che ai genitori istessi, giacchè i Filippi, al dir di Alessandro Magno, danno l'esistenza e l'educazione al corpo, e gli Aristoteli formano ed educano lo spirito (7).
Ma l'ingegno di Parini disdegnoso della gloria che a Lui ridondava da queste letterarie discussioni, meditava di aprirsi una novella strada intentata, sconosciuta, e di mettersi a canto di quegli ingegni inventori appellati dai Francesi Genj, il pregio de' quali secondo Elvezio e l'etimologia istessa del vocabolo (8) consiste nel creare, come fece un Omero, che senza esemplari, senza regole, senza guida diè fiato all'epica tromba sì felicemente che compose l'Iliade, l'Odissea; un Dante che ebbe l'ardimento di creare una lingua per formare un poema; un Milton che, abbandonate le comuni poetiche idee, rappresentò oggetti nuovi, scene straordinarie ora in Cielo, ora in terra, or negli abissi.
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