Vedendo Parini che l'Italia ricca di poemi, incomparabile nella lirica, nella didattica e nella pastoral poesia, non mostrava che una sola bella Tragedia nella Merope del Maffei, e con invido sguardo rimirava la Francia superba del suo Corneille, del suo Racine, del suo Voltaire, volea calzare il coturno Soffocleo. Ma non ardì contendere e dividere i lauri con quel fiero Allobrogo che con robustezza d'idee, con energia di stile, con inusitata magniloquenza dipinse sulle italiane scene al pari di Soffocle e di Euripide catastrofi luttuose, terribili, patetiche, personaggi magnanimi, infelici e veementi passioni (9). Ad altri lidi adunque rivolse il volo Parini e si lanciò con ardite ale oltre que' confini che varcati non avea l'Ariosto, non toccati il Rosa; ottenne il primato fra i satirici poeti, diede all'Italia un nuovo genere di poesia, e le insegnò che anche deposti i ceppi e tolte le attrattive della rima si può emulare co' carmi italiani la maestà, l'armonia, la forza de' Greci e de' Latini.
Già da gran tempo Parini vedea con indegnazione la vita scioperata d'alcuni ricchi nobili Milanesi, che odiando i mesti studj della Dea Pallade ed invano invitati da Marte tra il fragor delle armi, sepolti in femminile ozio si godevano le dovizie loro inviate dalle Abduane o Ticinesi spiagge, e non mai abbandonavano il fianco di una giovane dama sposa d'altrui. A tal vista Parini si sentiva compreso da quello sdegno che agitava Giovenale, quando rivolgea lo sguardo alla corruzione de' Romani costumi.
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