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      Si posson forse con maggior vivacità ed energia dipingere il mattino, la notte, la gelosia? E le similitudini sempre acconcie e trascelte che tengon luogo di ombre per dar risalto al lume e le digressioni chiamate sempre dal soggetto istesso, come il piato fra Amore ed Imeneo, l'invenzione della cipria polvere, del canapè, e di quel giuoco che ancor col nome dinota l'antico strepito, l'origine del piacere, il commercio, la nuova filosofia; tutti questi squarci, io dico, non emulano forse quanto di bello e di pregevole ha prodotto il letterario mondo? E le cose più difficili ad esprimersi, e le più triviali e basse non sono forse espresse con maravigliosa facilità, con infinita nobiltà, con maestà straordinaria?
      Ma il pregio che ancor più distingue Parini si è la squisita Oraziana correzion dello stile, per cui non cade giammai in una benchè minima inesattezza, e sempre sceglie le parole e le espressioni migliori, e le colloca nel luogo, in cui debbono essere. La di Lui elocuzione è sempre elaborata; non usa mai di una parola che sia o inutile, o per vana pompa introdotta, di un vuoto epiteto che non contenga un'immagine e talvolta presenti un vivo quadro di una cosa; eseguisce in una parola gli aurei precetti che Orazio dà nella sua Arte Poetica introducendo a favellare Quintilio; recide ogni ornamento fastoso e straniero all'opera, spiega le dubbie cose, illumina le oscure, corregge e ricorregge con rigorosa accuratezza i suoi componimenti, onde essi non temono censore e tornano a piacere, quante volte si ascoltano (11). E il verso di questo Poeta non è esso maestoso, fluido, armonico e proprio di Lui solo?


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Elogio di Giuseppe Parini recitato nel giorno 16 novembre 1813 in occasione dell'aprimento delle scuole del Liceo di Milano in Porta Nuova
di Ambrogio Levati
1813 pagine 38

   





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