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      Qual orecchio dirò anch'io di Parini ciò che Meriau diceva de' carmi Omeriani, qual'orecchio disgraziato dalle muse non sente il pittoresco variato dell'espressione, delle misure, del ritmo, dell'armonia sillabica? Ora vi fa sentire il fragore di calde precipitose ruote, ed il calpestio di volanti corsieri, ora il rimbombar che fanno le arcate volte degli orridi muggiti di un tauro che, spezzati i nodi, fugge e manda al suolo tripodi, tazze, bende, scuri, litui, coltelli, ora l'ulular delle rupi che ripetono le strida delle femmine spaventate da un indomabil mostro uscito dall'averno con viperei crini, con torbidi occhi irrequieti e fredde tenaci branche, ora l'agitar dei dadi entro ai sonanti bossoli, ora il picchiar de' bossoli sul piano, ora il vibrare, lo sparpagliare, l'urtare, il cozzar dei due dadi, or delle mosse pedine il martellare, ora il lungo acutissimo lamento di pallidi fantasmi sparso lungo le mura dei deserti tetti. Ad ogni istante fa sentire una nuova musica, e con una singolare poetica armonia or sublima, or trasporta, ora istruisce. Parini fu quegli che pose termine alla famosa questione sui versi sciolti, su cui tanto si parlò e si scrisse. Alcuni come Gravina, Bettinelli, Bonafede osarono affermare che la italiana poesia non avrebbe giammai emulata la maestà e la grandezza della Greca e della Latina, se non iscuotendo il giogo della rima, altri e di questi era capo Baretti, diceano che poesia non si dee riputar quella, in cui non regni la rima. Mentre che gli spiriti erano riscaldati dal furor delle parti e che Baretti menava a due mani la sua Frusta contro coloro che si credevan poeti, purchè accozzar sapessero delle sillabe e dei versi liberi dalle rime, comparvero i Poemetti del Parini, e mostrarono ad evidenza, che anche senza il lenocinio della rima la ritmica poesia non teme il paragone della metrica Greca e Latina (12). Egli ponendo in opera tutt'i precetti che un moderno autore dà sugli sciolti, supplisce agli allettamenti della rima colla nobiltà e vaghezza delle immagini, colla robustezza e col vigore dei sentimenti, colla sceltezza e correzion delle parole, col giro variato delle espressioni, con una perenne facondia che non mai manchi di tener desta la fantasia di chi legge, con nuove sorprese, con inaspettate bellezze, con nobili voli.


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Elogio di Giuseppe Parini recitato nel giorno 16 novembre 1813 in occasione dell'aprimento delle scuole del Liceo di Milano in Porta Nuova
di Ambrogio Levati
1813 pagine 38

   





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