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      Quanta fu la gioja di Parini infiammato dal vero amor di patria, che amor di figlio e di fratello avanza, nel veder sorgere sotto felicissimi auspicj nuovo ordin di cose, ed Italia scossa dal femminil ozio, in cui era sepolta, aggiugnere nuove palme ai prischi lauri, altrettanto fu il dolore, da cui si mostrò penetrato, allorchè vide la patria lacerata da intestine discordie, calpestate le leggi ed i patti, la libertà convertita in rapina ed in sedizione, arbitri della tribuna i Saturnini ed i Genuzj, i virtuosi ed i saggi condannati al silenzio ed al ritiro, rotti i più sacri vincoli del sangue e dell'amicizia, fatta guerra persino agli studj, e proscritto Cicerone come Aristocratico, come vili adulatori di un Tiranno Orario e Virgilio (20).
      Indarno Parini si oppose con forte petto a questo torrente, che impetuoso inondava la sua patria, indarno disse che non si ottiene la libertà colla licenza e coi delitti, indarno ripeteva la sentenza di Montesquieu e di Rousseau, che la libertà non consiste nel solo impulso dell'appetito, ma bensì nell'obbedienza alle leggi, che sono le conservatrici e le vindici della libertà medesima, e che l'eguaglianza non istà già nella confusione delle classi, e nel sollevare al grado de' più cospicui Magistrati un gregge d'uomini incalliti alla marra, ed all'aratro, od abituati ai più vili uffizj, ma bensì in quella distribuzion di poteri, che forma l'equilibrio e costituisce l'eguaglianza civile (21). Le parole di questo vero cittadino non furono ascoltate e scherniti i larghi pianti, che Egli versava sullo strazio della patria; onde non potendo più rimirarne ad occhi asciutti le piaghe, ed il sangue, sospirò la pristina sua quiete ed ottenuto un onesto congedo, e fatto distribuire ai poveri tutto lo stipendio che aveasi acquistato coll'incorrotto esercizio della sua magistratura, si ritirò a deplorare i funesti destini della patria, e ad occuparsi di nuovo nell'istruzione.


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Elogio di Giuseppe Parini recitato nel giorno 16 novembre 1813 in occasione dell'aprimento delle scuole del Liceo di Milano in Porta Nuova
di Ambrogio Levati
1813 pagine 38

   





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